Il ragazzo con la bicicletta trova l’amore e la serenità

Legaminauvelo-dardenne-poster Le cose sono come sono e non è il caso di montarle troppo per raccontare una storia. Basta mostrarle nella loro banale quotidianità. Con questa specie di estetica e di poetica sottotraccia, una sorta di realismo spinto che non si propone nemmeno di essere esplicitamente triste o di calcare la mano sullo squallore, i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne ci rifilano il loro nuovo film Il ragazzo con la bicicletta.

Siamo in Belgio e Cyril (Thomas Doret) è un ragazzino dodiicenne abbandonato dal padre in un istituto. Non si rassegna e lo cerca dappertutto. Durante le sue ricerche conosce la parrucchiera Samantha (Cécile de France) che, colpita dalla situazione, decide di prenderlo con sé per i fine settimana. Gli ricompra persino la bicicletta – quella del titolo – che il padre, bisognoso di liquidi, gli aveva venduto. Il ragazzo si rivela più problematico di quanto sperato. Un pusher lo accalappia, lo usa per derubare un tabaccaio e finisce per metterlo nei guai. Il ragazzino, alla fine, respinto definitivamente dal padre – che non ne vuole più sapere di lui – trova riparo dall'unica persona che ha mostrato di volergli un po' bene, Samantha per l'appunto, e che sborsa persino gli oltre millesettecento euro per compensare il tabaccaio derubato.

Il film scorre come una palla su una superficie piana e va avanti per forza d'inerzia. Gli eventi si susseguono senza scosse e senza grandi sorprese. Devo confessare che a un certo punto mi sono pure spazientito perché mi sembrava – come si usa dire – che non succedesse niente e che il film procedesse con eccessiva lentezza. Alla fine non si può dire che sia né un film piacevole né un film coinvolgente (e come potrebbe esserlo, dato che obbedisce a un realismo così asciutto?), ma neanche che sia orripilante o fastidioso, tanto che quando scorrono i titoli di coda, dopo un lieto fine contrassegnato da un realismo altrettando anodino, si ha l'impressione di aver bevuto un bicchiere d'acqua e la traccia che lascia nello spettatore – o, almeno, in me – è più o meno la stessa. Anche la caratterizzazione dei personaggi è improntata a un realismo scevro di impennate tragiche: sono tutti più o meno "medi", anche quando certi loro comportamenti sono ingiustificabili. Il padre che abbandona Cyril non è un mostro di ferocia, malgrado la sua insensibilità; Samantha, che pure dimostra di avere determinazione e coraggio, ha i suoi cedimenti e non sa nemmeno spiegare bene perché scelga di tenersi Cyrl, ma lo fa e basta; il pusher che, con la blandizie e poi con qualche velata minaccia, convince il ragazzo alla rapina accudisce persino con affetto la nonna con cui condivide l'appartamento; il tabaccaio che viene rapinato e che pure perdona Cyril non esiterebbe, alla fine, a coprire il figlio che colpisce con dei sassi Cyril su un albero e sarebbe disposto a mentire incolpando quest'ultimo. Sono tutti "normalmente" umani. Forse l'unico tratto non realistico è il tempo: non riesco a credere che ci siano giornate intere di sole così, in Belgio.

Tuttavia, mentre lo guardavo, mi sono anche chiesto, con un po' di irritazione – e quindi non è del tutto vero che questo film non ha avuto alcun effetto su di me -, perché io insista a guardare questo genere di film. Leggendo la trama, avrei dovuto subodorare quello che mi aspettava (e, del resto, avevo già visto L'enfant in dvd): un film di quelli che "fanno pensare". Così, affossato nella poltrona del cinema, mi sono detto che dovrei dedicarmi a pellicole più di svago, o che almeno raccontino storie appassionanti, e smetterla di infliggermi queste punizioni da intellettuale. Già, perché in fin dei conti che cosa ne ho ricavato? Qual è il succo della storia – o, come si diceva una volta, il "messaggio"? Be', che un bambino respinto dai genitori viene su disadattato e che, alla fine, l'amore trionfa su ogni cosa e quando c'è l'amore c'è tutto. Domani l'avrò già dimenticato.

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Una risposta a Il ragazzo con la bicicletta trova l’amore e la serenità

  1. GMR ha detto:

    Ho visto altri film dei Dardenne e secondo me il messaggio, se proprio vogliamo trovarlo, è tutto nell’atmosfera adrammatica dei loro film. Che cioè la vita è una serie di eventi in fondo anodini e quindi insensati. Per questo si possono permettere perfino un lieto fine.

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